IL VINO CASTELLESE

TAURASI RISERVA DOCG - TAURASI ROSSO DOCG - CAMPI TAURASINI DOC - IRPINIA DOC - CODA DI VOLPE DOC - FIANO IGP - GRECO DI TUFO IGP - AGLIANICO

L'AGLIANICO: L'UVA DEL TAURASI DOCG

Nell'agricoltura Castellese a farla da padrone è senza dubbio la vite di Aglianico, che è un vitigno a bacca nera coltivato principalmente in Campania e Basilicata, di origine probabilmente greca.

L'importanza dell'aglianico ne deriva dalla territorialità in cui esso è coltivato, invero dalla vite di aglianico si possono ottenere diversi vini DOC e DOCG che differiscono notevolmente tra loro a seconda della zona di coltivazione. Molto apprezzati sono l'aglianico del vulture superiore DOCG (Potenza) e l'aglianico del Taburno DOCG (Benevento) ma il più prestigioso è senza dubbio il Taurasi DOCG (Avellino) che si ottiene esclusivamente con la coltivazione della vite Aglianico in 17 paesi Avellinesi, tra cui Castelfranci e seguendo le rigorose procedure ai fini dell'ottenimento della certificazione DOCG. Meno complessa la lavorazione prevista per la produzione - sempre da vite aglianico - del vino "campi taurasini DOC". 

La fortuna del Taurasi di Castelfranci risiede però nell'altitudine del paese, nella sua insenatura collinare predisposta ad una particolare pendenza solare, dai minerali presenti nel terreno ed infine dal forte sbalzo termico, questi aspetti rendono il Castellese un territorio dal microclima particolarmente favorevole per il Taurasi, secondo alcuni critici infatti il territorio tra Castelfranci-Montemarano-Paternopoli rappresenta l'areale del Taurasi in maniera unica. E difatti non sarà un caso che l'eccellenze del Taurasi coltivano le proprie viti proprio nell'insenatura lungo questi paesi (per citare i piu' famosi Salvatore Molettieri, Mastroberardino, Luigi Tecce).

Il Casale con vigneto di Salvatore Molettieri.

Castelfranci dunque è uno dei diciassette comuni dell’areale del TAURASI DOCG: la prima denominazione di origine controllata e garantita del Sud Italia, approvata con DM del 11/03/1993 ed oggi uno tra i migliori vini d'Italia, per spessore e corposita, una rarità Campana in grado di competere con vini di elevato rango. Scavando nella storia più remota di questo emerge che l’Aglianico è un vitigno antichissimo, probabilmente originario della Grecia, introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C.
Non ci sono certezze sulle origini del nome. Potrebbe risalire all’antica città di Elea (Eleanico), divenuto poi Aglianico a causa di una storpiatura della parola Ellenico dovuta alla doppia l pronunciata dagli spagnoli, durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo.
Il nome del vino trae origine dall’arx Taurasia, una delle ventuno città-campagna fondate dagli irpini, popolazione federata ai sanniti. L’arx non era una vera e propria città, poiché era sede del mercato, un sito deputato all’amministrazione della giustizia, alla celebrazione dei sacrifici, un luogo di raduno in tempo di pace e di ricovero dalle offese nemiche in caso di guerra.
Gli abitanti invece, vivevano sparsi nel territorio circostante, raggruppati nei vici e nei pagi, cui corrispondono le attuali frazioni e i casali, collegati mediante numerose strade, che popolano le colline del Calore e che ancora oggi, costituiscono l’attuale areale di produzione del Taurasi. 

Storia ed origini dell'Aglianico, nonché le caratteristiche organolettiche dei vini prodotti Castelfranci li troverai nella pagina dedicata +VINO.

Nella foto una vite aglianico "a piede franco". Le viti "a piedi franco" sono una rarità in quanto sono sopravvissute solo in alcune regioni d'Italia.

LA FILOSSERA E LA RINASCITA DEL TAURASI

A Castelfranci è possibile trovare alcuni vigneti pre-fillossera a piede franco. Nella seconda metà dell'800 la filossera giunse in Europa provocando una grave crisi all'intera viticoltura europea, mettendola in serio pericolo. In Irpinia la fillossera non era ancora arrivata. In quell’anno, dalla “ferrovia del vino” partirono interi vagoni di vino Aglianico, per rifornire i principali distretti viticoli toscani, piemontesi e di Bordeaux

La fillossera è un insetto che attacca l’apparato radicale della vite europea e quello aereo della vite americana. Ci sono voluti più di trent'anni per trovare una soluzione: innestare la vite europea su quella americana che risultava più resistente alla fillossera. La rinascita moderna del Taurasi si ha con la vendemmia del 1928.

Tutt'oggi gran parte delle viti nel mondo sono innestate, tuttavia in alcune aree del mondo, l’Irpinia tra queste, vi sono vigne che non sono state attaccate e sono sopravvissute. Queste tipo di vigne sono appunto dette "a piede franco".

IL BIANCO

CODA DI VOLPA DOC

Dove non vi è coltivazione di aglianico vi sono vitigni a bacca bianca dalla quale si producono principalmente il pregiato Greco di Tufo, l'Irpinia Coda di Volpe ed il Fiano d'Avellino, anch'essi diffusi nella provincia di Avellino.

L'Irpinia Coda di Volpe DOC prende il nome dall'omonimo vitigno "Coda Di Volpe", così chiamata per la particolare forma allungata. Tale vitigno si ritiene autoctono Campano introdotto dai Romani ed utilizzato anche nella denominazione Vesuvio DOC. Tale vitigno ha trovato lustro anche in Irpinia, in particolare tra Castelfranci e Montemarano, dove gli sbalzi termici (maggiori rispetto alla costa Vesuviana) riescono a temperare maggiormente il carattere del vino.

Castelfranci per le proprie caratteristiche pedo-climatiche è sicuramente tra i territori d'eccellenza del Taurasi Rosso ma riesce ad offrire anche dei discreti Fiano d'Avellino e Greco di Tufo nelle loro varianti IGT, fermo restando che i cantinieri Castellesi spesso scelgono di coltivare le uve nell'areale DOCG al fine di ottenere l'espressione piu' autentica possibile per ogni proprio vino in catalogo.

LE CANTINE DI CASTELFRANCI

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